Home / Blog / Edu / 29 Dicembre 2021Il Curriculum dello Studente tra vantaggi e rischi
Presentato dal Ministero dell’Istruzione quale «strumento con rilevante valore educativo e formativo» e «valido supporto per l’orientamento degli studenti all’università e al mondo del lavoro» l’introduzione del Curriculum dello Studente allegato all’Esame di Stato nell’anno 2020/2021 ha suscitato molte polemiche. Dal rischio delle discriminazioni per le diverse possibilità economiche alla discussione sulle soft skills.
Il Curriculum dello Studente è davvero lo strumento di cui la scuola aveva bisogno?
Cos’è il Curriculum dello Studente
Introdotto con la Legge 107 del 2015 più conosciuta come “Legge della Buona Scuola” e in seguito disciplinato dal Decreto legislativo 62 del 2017 il Curriculum dello Studente è un documento rappresentativo dell’intero profilo dello studente che riporta al suo interno le informazioni relative al percorso scolastico, le certificazioni conseguite e le attività extrascolastiche svolte nel corso degli anni. A partire dall’anno scolastico 2020/2021 viene allegato al Diploma conseguito al termine dell’esame di Stato del secondo ciclo.
L’obiettivo del Curriculum dello Studente è quello di integrare tutte le informazioni relative ad attività svolte in ambito formale ed extrascolastico e può costituire un valido supporto per l’orientamento degli studenti all’Università e al mondo del lavoro.
Il documento è diviso in tre parti: istruzione e formazione, certificazioni e attività extrascolastiche.
La prima parte contiene tutte le informazioni relative al percorso di studi, il titolo di studio conseguito, eventuali altri titoli posseduti e ad altre esperienze svolte in ambito formale. La seconda parte è inerente alle certificazioni di tipo linguistico, informatico o di altro genere. La terza parte riguarda le attività extrascolastiche svolte ad esempio in ambito professionale, sportivo, musicale, culturale ed artistico, di cittadinanza attiva e di volontariato.
Gli studenti dopo aver ottenuto l’abilitazione da parte delle segreterie scolastiche accedono ad una piattaforma informatica messa a disposizione dal Ministero dell’Istruzione in cui sono riportate le tre parti che compongono il curriculum. E’ possibile per lo studente visualizzare le informazioni contenute nella prima parte, integrare le parti contenute nella seconda parte e descrivere le attività extrascolastiche della parte terza.
Le scuole, prima dello svolgimento dell’Esame di Stato, integreranno il Curriculum con i dati relativi al credito scolastico. Durante la prova la Commissione d’esame potrà visualizzare il Curriculum dello Studente e tenerne conto ai fini della valutazione. Dopo l’esame il curriculum viene arricchito con l’esito conseguito e collegato al diploma tramite il riferimento al suo numero.
Ogni studente diplomato ritrova il Curriculum definitivo all’interno della piattaforma.
“Economic skills”
L’introduzione di quest’anno del Curriculum dello Studente in allegato al diploma di maturità ha suscitato critiche da più parti.
L’aspetto più controverso è la terza parte, quella relativa alle competenze extrascolastiche, il rischio evidenziato è il fatto che il curriculum possa divenire lo specchio della condizione economica della sua famiglia. Infatti, mentre i figli delle famiglie agiate potranno riportare attività quali frequenza di corsi di lingua e soggiorni estivi all’estero, i giovani provenienti da strati sociali meno favoriti difficilmente potranno vantare la frequenza di qualche attività, oppure queste saranno modeste e sembreranno meno interessanti. Come riporta una lettera aperta firmata da duecento insegnanti «La scuola, che in passato è stata un fondamentale strumento di emancipazione e di possibilità di ascesa sociale, viene trasformata in uno strumento di ratificazione, se non di accentuazione delle differenze sociali ed economiche»
A questo proposito, si è espressa anche la Corte Costituzionale, il Presidente Giancarlo Coraggio ha dichiarato in occasione della relazione annuale che il Curriculum «suscita qualche giusta preoccupazione. C’è qualche problema nel rischio di diseguaglianza, di favorire i più ricchi, che possono mandare i figli all’estero».
Character o Soft skills
L’altro aspetto disapprovato è che lo scopo che si evince sia fornire una misura non di quello che ogni giovane sa, ma di ciò che egli è. Non si tratta delle cognitive skills (capacità cognitive) ma delle character skills (gli aspetti della personalità). Secondo questo filone sarebbe possibile formare e fornire una sorta di radiografia caratteriale di un essere umano che non è ancora adulto, un fissismo che sembra rimandare ad una sorta di predestinazione che non ammette la possibilità dell’evoluzione della personalità.
In quest’ottica si tratta di predefinire e prefigurare le caratteristiche dello studente vincente, quali ottimismo, resilienza, apertura mentale ed estroversione. Ecco allora che il curriculum diviene non solo uno strumento di discriminazione ma congela lo studente alla sua situazione di partenza. A questo punto il curriculum diventa anche qualcos’altro, una sorta di “Certificato del buon cittadino” che sonda il suo grado di disciplina agli interventi e alle pressioni sistemiche del modello economico sociale in cui è chiamato ad inserirsi. Leggendolo, sarà facile comprendere quanto lo studente si sia dato da fare al di fuori del contesto scolastico, per sviluppare coscienziosità e disinvoltura (volontariato e sport), il suo impegno (corsi privati di lingue, strumenti musicali) e la sua apertura mentale (viaggi all’estero).
Secondo quanto affermano i contestatori del Curriculum, in questo quadro sembrerebbero restare tagliati fuori coloro che non si adattano, che non hanno caratteristiche standard: i contestatori, gli introversi, gli asociali. Gli studenti meno docili e modellabili sarebbero sfavoriti da sistemi valutativi del “voto al carattere” introdotti con il Curriculum dello Studente. Al contrario, sono proprio quelle diversità, quel piglio, quell’interesse originale, che dovrebbe essere coltivato, esaltato, valorizzato e quindi valutato positivamente. Spingere i ragazzi a guardarsi dentro e a scoprire il proprio talento, la propria passione, questo dovrebbe essere il ruolo della scuola. Qualcosa che esula totalmente dal concetto di competenze comuni, di inserimento in una tabella valutativa, di appiattimento delle qualità e delle doti.
I pro del Curriculum
I difensori del Curriculum, d’altro canto, difendono l’introduzione dello strumento considerandolo come una valorizzazione delle competenze acquisite e delle esperienze vissute al di fuori del contesto scolastico. Costoro affermano che – come riassume Marco Campione – capo della segreteria dei sottosegretari al Miur durante i governi Renzi e Gentiloni – «non ci sarebbe nulla di discriminante nel domandare a uno studente cosa lo appassioni fuori dalle mura della scuola oppure della sua esperienza lavorativa come bagnino o cameriere durante l’estate oppure della sua esperienza nell’attivismo, nello scoutismo o nel volontariato».
Il dirigente del Miur aggiunge «Se riuscissimo a valorizzare nella scuola proprio quelle competenze che gli studenti con libera intraprendenza acquisiscono, e sappiamo bene che non dipendono dalle disponibilità economiche delle famiglie, bensì dalla sensibilità e dalle attitudini personali, diminuiremmo la dispersione scolastica e miglioreremmo il nostro paese».
Viene contestato anche il fatto che le attività extrascolastiche siano solo per pochi: sono infatti incluse attività di impegno civile e sociale o di volontariato che non hanno a che fare con la disponibilità economica delle famiglie.
Il Curriculum dello Studente andrebbe nella direzione di una scuola che guarda al mercato del lavoro, ne viene infatti enfatizzato il ruolo positivo nell’orientamento degli studenti che terminano il percorso scolastico con un portfolio che ne riassume le competenze e i traguardi scolastici. Il documento è uno strumento utile nel creare un collegamento tra attività svolte e competenze, come previsto espressamente dalle Linee Guida degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali del 2012, che invitano a far conoscere e a usare il curriculum Europass per aiutare gli studenti a dare un senso al loro percorso di apprendimento, trasformando, attraverso il racconto di sé, la mera azione in esperienza. Come Europass, il Curriculum dello Studente aiuterebbe lo studente a inserirsi, in modo consapevole, in un contesto formativo e professionale europeo, acquisendo un maggiore controllo sui propri apprendimenti grazie al lavoro di individuazione, selezione e verbalizzazione delle esperienze fatte.
In definitiva, se pure se ne evidenzino alcuni aspetti indubbiamente positivi, il Curriculum dello Studente non manca di rischi. Se da un lato forse rappresentava un passo obbligato per la scuola, che deve avvicinare lo studente al mondo del lavoro, dall’altro lato non deve essere in alcun modo fonte di discriminazione per gli studenti accentuandone le disparità.
Ogni studente deve sentirsi libero di coltivare le passioni che lo entusiasmano e di approfondire gli interessi che più stuzzicano la sua curiosità senza adattarli all’esigenza di riportarli sul documento.
Ogni studente deve sentirsi libero di poter scegliere attività extrascolastiche adatte alla sua condizione economica – senza ambire allo svolgimento di attività che rappresentano uno sforzo per la sua famiglia d’origine – al solo fine di risultare un profilo più interessante per la Commissione dell’Esame di Maturità.
Per approfondire:
- Curriculumstudente.it
- L’internazionale, Cristian Raimo «Il curriculum dello studente è l’ultima cosa di cui la scuola ha bisogno»
- Condorcet, Valentina Chindamo «Il curriculum dello studente e il paleoliberismo»
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Vittoria Mineo