BYOD a scuola: sfide e potenzialità della scuola digitale

Home / Blog / Edu / BYOD a scuola: sfide e potenzialità della scuola digitale20 Gennaio 2021BYOD a scuola: sfide e potenzialità della scuola digitale

Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) presentato dal Miur nel 2015 poneva nuovi obiettivi per la scuola italiana, che deve rispondere alle sfide d’innovazione. Obiettivi che ancora oggi sono all’ordine del giorno: armonizzare l’utilizzo delle tecnologie digitali, senza che queste prevalgano sulla didattica. Quindi è ancora necessario lavorare su un rinnovamento della metodologia, dove gli strumenti digitali siano quotidianamente al servizio dell’apprendimento e dell’attività scolastica, senza prescindere dalla relazione alunno-docente.

Il PNSD cerca di adattare i metodi e i mezzi alla realtà in continuo cambiamento che ci circonda, e che richiede sempre maggiori competenze trasversali, in vista del fine ultimo che dei percorso educativi, l’acquisizione di competenze e l’innalzamento degli studenti  a cittadini attivi e responsabili.

Focalizziamo su un’azione del PNSD, la 6, che introduce il concetto BYOD (Bring your own device) nelle classi. Questa politica è già presente in alcune realtà a livello aziendale, dove gli impiegati possono portare ed usare i propri device personali sul posto di lavoro per aumentare la produttività; l’introduzione in ambito scolastico però non è stata priva di critiche: in opposizione netta alla direttiva ministeriale del 15 marzo 2007 (quindi annullata) che vietava l’uso di dispositivi elettronici durante le lezioni, la nuova indicazione è stata letta da molti come un via libera all’uso di smartphone durante le ore scolastiche, rischio di grande distrazione per gli alunni. Ma non è certo questo lo scopo ultimo, vediamo meglio.

L’azione 6 non si riferisce solamente agli smartphone ma a tutti quei dispositivi, come tablet, e-reader o pc utili all’integrazione di una didattica multimediale nell’attività disciplinare. Inoltre, l’uso di questi mezzi dovrebbe essere strettamente contingentato all’attività scolastica e sempre supervisionato dal docente. Un grandissimo potenziale di difficile gestione in un contesto come quello di una classe, eterogeneo e spesso caotico.

Il potenziale dei dispositivi personali

Introdurre i personal device nelle scuole ha come effetto un potenziale alleggerimento delle classi da strutture informatiche costose, dalle spese per la loro manutenzione e per il continuo aggiornamento. I dispositivi che i ragazzi hanno a disposizione fin da giovanissimi spesso sono molto più moderni rispetto a quelli forniti dalla scuola (perché la libertà di spesa di una famiglia non è quella del burocratico sistema scolastico); inoltre questi strumenti personali vengono usati anche a casa e nel tempo libero, portando lo studente ha una maggiore conoscenza delle interfacce, e quindi ad una maggiore familiarità.

Avere lo stesso device a scuola e a casa potrebbe essere una grande opportunità per l’apprendimento, che uscirebbe da limiti di spazio o tempo. La scuola, in questo modo, potrebbe arrivare a diventare una sorta di ambiente aumentato dove la figura dell’insegnante rimane presente nel suo ruolo fondamentale di guida e l’alunno ha maggiori possibilità di confronto con gli altri pari attraverso la condivisione di spazi virtuali.

Usare in modo più sistematico e competente i device digitali durante le lezioni quotidiane, con la supervisione attenta di docenti o di figure di riferimento, insegnerebbe agli studenti anche un uso più consapevole e attento delle tecnologie a loro disposizione: è necessaria un’educazione all’uso dei device che unisca teoria e pratica, per lo sviluppo di un pensiero critico ma anche della responsabilità. La scuola deve fornire agli studenti gli strumenti per capire le potenzialità ma anche i limiti delle tecnologie digitali. Attraverso un percorso didattico che accompagni i ragazzi nella scoperta degli strumenti, che permetta loro di comprendere le potenzialità del multimediale anche attraverso la realizzazione di progetti, gli studenti possono trasformarsi da semplici fruitori a creatori di contenuti.

Perché questo avvenga è fondamentale la formazione di adeguate figure che si occupino di questi progetti; per questo la BYOD va di pari passo con l’aggiornamento della figura dell’insegnante o con l’ingresso di una figura terza, esperta in materia, che possa efficacemente illustrare e seguire gli alunni nella scoperta delle potenzialità delle tecnologie e dei sistemi operativi, lasciando spazio alla sperimentazione guidata. Il Piano introduce il ruolo dell’animatore digitale: una figura interna alla scuola che si occupi di formare, attraverso l’organizzazione di corsi e laboratori, e di organizzare attività e workshop (potenzialmente aperti anche alle famiglie) sui temi del Piano Nazionale Scuola Digitale, coinvolgendo la comunità scolastica.

Le nuove problematiche

Come già sottolineato, l’introduzione di device deve essere accompagnata da un’educazione agli stessi; se infatti questi mezzi aprono un nuovo ventaglio di possibilità per l’apprendimento, possono altresì essere utilizzati in maniera poco consapevole dando vita a nuove problematiche nel contesto scolastico.

Da quando i dispositivi digitali personali si sono diffusi tra i ragazzi più giovani, si è fatto strada il fenomeno del “cyberbullismo”, una forma prevaricazione (bullismo) tra ragazzi, che avviene in spazi virtuali o tramite media digitali, specialmente in età adolescenziale. La presenza dei dispositivi a scuola ha ampliato questo fenomeno, perché è a scuola che molti ragazzi passano buona parte della loro giornata ed è in quel luogo che fanno conoscenze e scoperte. Un regolamento didattico puntuale sull’uso dei dispositivi può sempre tornare utile per fare il punto su un fenomeno, ma i regolamenti sono facilmente aggirabili, quello che serve è quindi un approccio culturale, un’educazione all’uso del mezzo che spieghi ai docenti e agli alunni i rischi, anche quelli meno evidenti.

Per attuare la politica del BYOD nei suoi aspetti positivi e liberarne il potenziale, è inoltre necessario anche un aggiornamento della struttura scolastica, in quanto oltre a difficoltà legate all’uso si possono incontrare problemi a livello tecnologico ; la rete wi-fi ad esempio, deve essere in grado di supportare tutti i dispositivi e deve essere sicura, dato che gli accessi avvengono da dispositivi personali che possono contenere dati sensibili.

L’approccio BYOD nella didattica può portare conseguenze duplici. Da un lato può alleggerire la scuola da una spesa economica importante, dall’altro questo aggrava però quella delle famiglie. Come dimostrano le indagini Istat, gran parte dei ragazzi infatti dispone dei singoli device come pc o tablet, ma il 57% di essi lo deve condividere con tutta la famiglia e quindi diventa impossibile da usare quotidianamente.

Nel dotarsi di maggiori dispositivi in ambito privato, una grande spinta è arrivata dalla DAD durante i periodi di lockdown legati alla pandemia. La didattica mediata dai dispositivi ha obbligato moltissime famiglie a dotarsi di device, spesa che non tutti hanno potuto affrontare con facilità.La disponibilità economica influisce sulla scelta del device da acquistare, con il rischio che alcuni studenti abbiano accesso solo a strumenti di bassa qualità e quindi limitanti.  In alcuni casi, in particolare in istituti con un minor numero di alunni, la scuola è riuscita ad aiutare le famiglie più in difficoltà mettendo a disposizione dei tablet, ma anche in questo caso il risultato potrebbe essere quello di allargare il gap già presente tra chi ha le possibilità economico- culturali per permettersi di usare tecnologie più avanzate e chi no: anche i fondi economici della scuola sono limitati (elemento determinante nella scelta dei tablet da acquistare), e gli studenti che hanno ricevuti i device hanno dovuto imparare ad usare strumenti nuovi senza un sistema di supporto che li accompagnasse nella scoperta.

La strada che la scuola italiana deve percorrere è ancora lunga, sia per quanto riguarda l’abilitazione delle strutture al supporto di personal device, sia per la formazione degli insegnanti; è però un processo in atto. Il Ministero dell’Istruzione ha istituito un nuovo programma di formazione, “Formare al Futuro”, che ha come oggetto la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e la didattica digitale integrata. Il programma, avviata a luglio 2020 ha già formato 50.000 docenti e proseguirà per i prossimi due anni.

La BYOD potrebbe aggravare il digital divide

Le tecnologie digitali offrono la possibilità di aumentare il proprio capitale sociale e culturale, se ben utilizzati, quindi chi ne rimane escluso per competenze o per possibilità materiali, subisce anche un danno socio-economico e perde delle opportunità. L’allargamento del divario digitale, in questo caso sia culturale che tecnologico, è un rischio che potrebbe essere ampliato dall’introduzione dei device personali nelle scuole: i ceti più svantaggiati avrebbero a disposizione tecnologie meno performanti, avendole comprate sulla base delle minore capacità di spesa della propria famiglia, e quindi più limitanti per lo studente.

Ma come si sarà capito da quanto detto finora, essere in possesso dello strumento adatto non è una condizione sufficiente per farne buon uso; anche gli studenti provenienti da famiglie benestanti ma poco seguiti nel loro processo educativo finirebbero col fare un uso errato delle tecnologie, indipendentemente dalla qualità gli strumenti a disposizione.

Un esempio molto interessante sulla necessità di accompagnare l’accesso e la diffusione del mezzo con un’educazione ad esso perchè questo diventi veramente strumento di progresso, si può vedere con One laptop per child: organizzazione no profit nata nel 2006 per sovrintendere il progetto XO-1 per la produzione e distribuzione di mini computer portatili da fornire ai bambini dei paesi in via di sviluppo. Il progetto nasceva con la volontà di fornire un accesso alla conoscenza e a forme educative moderne anche a coloro che sono in situazioni di profonda difficoltà e arretratezza economica; le valutazioni a seguito del progetto sono però state piene di critiche, in quanto a seguito della distribuzione dei computer è totalmente mancata la presenza di figure preparate che seguissero i bambini del percorso didattico. In One Laptop per Child Birmingham : Case study of a radical experiment (dell’International Jurnal of Learning and Media ), è stato constatato come i bambini con accesso ai portatili non abbiano mostrato risultati scolastici migliori rispetto a quelli che non l’hanno ricevuto.

Il risultato di questo progetto mette in luce ancora una volta l’importanza fondamentale di una formazione all’uso delle nuove tecnologie, che non avviene attraverso automatismi e solo in parte attraverso l’autodidattismo. L’inclusione digitale, passa per tutte quelle attività che assicurano agli individui l’accesso e l’utilizzo consapevole delle tecnologie: non solo i dispositivi di accesso ad Internet, ma anche percorsi educativi finalizzati all’uso delle tecnologie digitali, alle applicazioni e alle competenze che rendono l’utente un partecipante attivo. Per questo, quelle proposte dal Piano Nazionale Scuola Digitale sono una serie di azioni culturali per l’innovazione del sistema pubblico, in modo che fornisca agli studenti le competenze per la vita.

Dati i molteplici aspetti positivi e critici di una didattica basata sulla politica del BYOD, a conclusione di questo excursus proviamo a costruire uno schema riassuntivo di questi aspetti:

PRO 

  • Gli studenti hanno già familiarità con il device
  • Il device personale è meno obsoleto rispetto a quelli scolastici
  • lo studente può usare lo stesso dispositivo a casa e a scuola
  • si diffonde un uso consapevole delle tecnologie
  • la scuola risparmia su acquisto e manutenzione delle tecnologie

CONTRO

  • non tutte le famiglie possono permettersi device di ultima generazione
  • è necessario aggiornare e formare i docenti
  • è necessario creare un nuovo regolamento d’istituto con norme sull’uso dei dispositivi
  • i device possono essere fonte di distrazione o cyberbullismo
  • le reti wi-fi scolastiche non sempre sono in grado di supportare il BYOD

 

 

per approfondire:

 

 

 

 



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