Superare il Gender Gap: si comincia da piccoli

Home / Blog / Edu / Superare il Gender Gap: si comincia da piccoli3 Marzo 2021Superare il Gender Gap: si comincia da piccoli

Nel 2015 i Paesi membri dell’ONU (193 in totale) hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità basato su 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030.

Superando l’idea che la sostenibilità riguarda unicamente tematiche ambientali, i traguardi su cui è incentrato il piano propongono un nuovo modello di sviluppo che integra a questa dimensione anche quella sociale ed economica. Tutti i Paesi sono chiamati a rispondere utilizzando al meglio le risorse disponibili, nonostante le inevitabili differenze tra i livelli di sviluppo conseguito nelle aree più ricche e in quelle meno avanzate.

Il Goal 5 del programma è la parità di genere: secondo il rapporto The gender Snapshot 2019, nei Paesi meno avanzati ci sono stati dei progressi come il significativo calo della pratica di mutilazione femminile e dei matrimoni precoci (in particolare,quest’ultimo fenomeno è fortemente diminuito nell’Asia del Sud), o la crescita della presenza femminile in organismi di governo nazionali e internazionali,nei Paesi avanzati . Nonostante ciò, forme di discriminazione di diversa natura sono ancora fortemente presenti: le donne sono tuttora ostacolate nel loro diritto alla salute, soprattutto per quanto riguarda sessualità e riproduzione; perfino nei paesi dove per legge non dovrebbero esistere differenze tra i sessi, i ruoli decisionali e di potere sono ancora prerogativa maschile e si rileva il Gender Pay Gap, ovvero una disparità di retribuzione economica in base al genere.

(Fonte: OECD, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico 2019)

 

Nell’indagine dell’IPSOS “Stereotipi e disuguaglianze di genere” condotta nel novembre 2018 su un campione di 1300 persone di età compresa tra i 16 e i 70 anni, l’Italia sembra essere giudicata in grado di garantire pari accesso all’istruzione (secondo il 67% degli intervistati) e alle cure (66%). Dall’opinione degli intervistati emerge però che l’uguaglianza di genere non è garantita per quanto riguarda l’accesso al lavoro e il conseguimento di una giusta remunerazione per il lavoro svolto (27%). Nonostante il livello di istruzione femminile sia sensibilmente maggiore rispetto a quello maschile,sono infatti il 22,4% le donne laureate contro il 16,8% degli uomini, il tasso di occupazione femminile è molto più basso (56,1% contro 76,8%). A conferma di questo, i dati Istat hanno rilevato che il crollo occupazionale verificatosi dopo i due lockdown ha acuito le disparità: dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia, il 70% sono donne.

 Il divario di genere deve essere colmato tra i banchi

Gli stereotipi di genere su capacità intellettuali influenzano i bambini molto precocemente: lo sostiene “Con gli occhi delle bambine”, atlante di Save the Children che riporta come già nelle scuole elementari gli stereotipi comincino ad essere assorbiti, mettendo le bambine nella posizione di dubitare delle proprie abilità e di sottrarsi a quei giochi o attività percepiti come particolarmente complessi.

Già a quattro anni maschi e femmine hanno consapevolezza delle diverse aspettative rispetto ai loro comportamenti. Scrive Irene Biemmi, docente di pedagogia presso l’Università di Firenze, in “Educazione sessista”: «Questi bivi non coincidono necessariamente con le grandi scelte, anzi, spesso vengono oltrepassati senza neppure accorgersene, quasi per inerzia: predisporre un corredino rosa per la neonata e azzurro per il neonato diventa un semplice atto di routine, così come acquistare una bambola per la bambina e una macchina per il bambino, o ancora, rimproverare la bambina per essere troppo movimentata e stimolare il bambino a essere attivo, deridere il maschietto che piange perché si comporta come una ‘femminuccia’ e allo stesso tempo accettare come naturale che sia la bambina ad esternare i propri sentimenti e le proprie debolezze».

Lo stereotipo viene rinforzato da immagini nei media, giochi, libri per l’infanzia. La scuola, luogo che dovrebbe formare gli alunni e insegnare loro a scardinare i pregiudizi, rischia invece di fare il contrario: nei libri di testo uomini e donne, protagonisti di importanti eventi storici o scientifici, non sono rappresentati ugualmente. Nei racconti circa il 60% il protagonista è maschile, il 37% sono figure femminili.

Anche i giochi sono soggetti alla genderizzazione: vengono cioè caratterizzati affinché sia immediatamente chiaro il genere di riferimento. Un giocattolo è genderizzato quando presenta modelli differenziati per maschi e femmine: il colore o le immagini di altri bambini rappresentati sulla confezione, per esempio. Nel reparto femminile si trovano quindi bambole, elettrodomestici in miniatura, bambolotti da accudire, giochi che fanno riferimento all’ambito domestico-familiare o riferimenti al culto della bellezza tradizionale e stereotipata; in quello maschile macchine da corsa, costruzioni, supereroi, armi e in generale giochi che fanno riferimento all’avventura, alla manualità o alla violenza.

La genderizzazione ha una grande influenza sui più piccoli, limitando le loro potenzialità, il loro modo di percepire sé stessi e gli altri, le loro azioni ed emargina chi non sente di rientrare nei ruoli tradizionalmente stabiliti.

Tra gli obiettivi inseriti nel Piano nazionale sulla ripresa e ripartenza, il Next Generation europeo, il governo italiano ha inserito anche il superamento delle disuguaglianze di genere attraverso un intervento sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro, l’accesso alle risorse finanziarie e alle posizioni decisionali. Alla luce di quanto già detto, sarebbe utile inserire in questo piano anche un investimento specifico dedicato a bambine e ragazze, come borse di studio e piani formativi, per promuovere l’acquisizione di fiducia nelle loro capacità e la crescita di aspirazioni. Scommettere sulle donne, fin da piccole, potrebbe aiutare il Paese ad uscire dalla crisi.

Le bambine nelle STEM

La reiterazione degli stereotipi li rinforza avendo conseguenze sulle scelte di studi e carriera prese dalle ragazze, che si ingabbiano in una sorta di autosegregazione formativa: solo il 16% delle iscritte all’università intraprende percorsi in ambito tecnico-scientifico, contro il 37% della controparte maschile. La maggior parte delle studentesse preferisce studi nell’ambito umanistico.

Andreas Schleicher, responsabile dell’educazione dell’Ocse, sostiene che a causa degli stereotipi di genere “il talento viene sprecato”: i bambini e le bambine cominciano a fantasticare riguardo alla loro occupazione già alle scuole elementari, ma considerano perlopiù quelle figure professionali da cui sono circondati, con cui hanno già familiarità. Diventa perciò chiara l’importanza di una equa rappresentazione di figure femminili nell’ambito STEM, anche all’interno dei libri di testo o nel reparto giocattoli.

Nonostante la strada per una parità effettiva sia ancora lunga, molte iniziative per rompere il soffitto di cristallo stanno prendendo piede, e hanno come obiettivo proprio l’educazione infantile. Inspiring Girls è un progetto internazionale che ha l’obiettivo di incoraggiare le ragazze a seguire i propri sogni ed aprire i propri orizzonti. Collaborando con le scuole, portano all’interno delle classi elementari dei Role Models, figure di donne che hanno intrapreso carriere poco comuni, per mostrare alle bambine (e ai bambini) scelte di vita diverse da quelle a cui sono abituate. Ascoltando queste esperienze fuori dall’ordinario, o semplicemente al di fuori della rappresentazione femminile ordinaria, gli studenti si avvicinano ad ambiti poco conosciuti.

Ogni estate poi, Inspiring Girls organizza la Summer STEM Academy: una scuola estiva che permette una full immersion nelle materie STEM, con attività pensate per sviluppare le soft skills e riflettere sul valore della diversità.

NarrAzioni Differenti, blog collettivo, ha riproposto dal 2013 la campagna “La discriminazione non è un gioco”, lanciata per la prima volta in Cile dal Medusa Colectivo. Attraverso degli adesivi da attaccare alla confezione dei giocattoli, vengono segnalati quelli che sono dichiaratamente sessisti, che propongono una chiara divisione dei ruoli di genere o propongono canoni estetici fuorvianti e innaturali. Un modo per aiutare chi desidera acquistare gender neutral, con la consapevolezza che il compito più importante di un giocattolo è quello di stimolare la creatività, l’apprendimento e dare un senso di infinite possibilità.

 

Per approfondire:



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