
Home / Blog / Edu / 2 Dicembre 2020Le filastrocche per bambini adulti di Rodari
Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920 ad Omegna, sul lago d’Orta, e dopo essersi diplomato come maestro comincia a lavorare come precettore presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania; quando anche in Italia vengono promulgate le leggi razziali, la famiglia decide di lasciare il paese e Rodari comincia a lavorare come insegnante di scuola elementare.
Con il passare degli anni si avvicina al PCI e dal 1947 inizia a scrivere per l’Unità, curando lo spazio La domenica dei piccoli, dove appaiono le sue prime filastrocche. Il successo di questa rubrica lo portò a fondare Il Pioniere, rivista per ragazzi. La sua militanza di partito in alcuni contesti non giova alla diffusione dei suoi racconti, e l’idea che si tratti di uno scrittore comunista porta a limitare la circolazione delle sue opere negli Stati Uniti: basti pensare che il volume Favole al telefono è stato tradotto e pubblicate solo quest’anno grazie all’editore newyorkese Enchanted Lion, con il titolo di Telephone Tales, che ne ha riconosciuto il valore.
Negli anni a seguire collaborò con la Rai come autore del programma televisivo Giocagiò, rubrica realizzata in collaborazione con la BBC rivolta in particolare ai bambini in età prescolare, e pubblicò diversi volumi per Einaudi. Nel 1970 fu il primo e unico italiano a vincere per la categoria “autori” il premio Hans Christian Andersen, noto anche come il premio Nobel per la narrativa d’infanzia.

Nell’anno del centenario dalla sua nascita Valentina Roghi ha pubblicato Lezioni di Fantastica, libro che ripercorre la vita di Rodari alternando delle testimonianze al pensiero dell’autore. Attraverso questa biografia attenta, viene delineata la sua figura in modo completo grazie al continuo dialogo tra la storia individuale, la prospettiva personale e il contesto storico, sottolineando la sua rilevanza come intellettuale e scrittore engagé.
Il 2020 era atteso per gli amanti di Rodari perché avrebbe dovuto essere un anno dedicato a lui, con eventi e pubblicazioni già preparati da tempo, un anno rodariano che avrebbe dovuto essere l’occasione del ricordare la coincidenza tra il centenario dalla sua nascita, il 50esimo anniversario dall’assegnazione del premio Andersen e il 40esimo anniversario della sua precoce morte. Ma la pandemia che ci ha colpiti ha imposto grandi limitazioni e molti eventi, come questo, sono stati rimandati. E non si può non notare come strida la realtà di un anno nel quale giovani e giovanissimi sono fortemente limitati nella socialità e costretti all’apprendimento a distanza, venendo pesantemente condizionati nella possibilità di fare esperienze nel mondo e coi loro pari. Esattamente il contrario di quanto avremmo immaginato per celebrare la visione del mondo di Rodari.
La pedagogia di Rodari
Per Rodari, la fantasia era da considerare un tassello formativo fondamentale nell’educazione dei bambini e le fiabe erano utili alla formazione di un uomo completo, non solo al fantasticatore, ovvero colui che si abbandona all’immaginazione perdendo qualsiasi contatto con il reale e il contesto storico; un modo per forzare la superficie della realtà e vederla da punti di vista inaspettati. Come succede per le filastrocche pubblicate sull’Unità, lo spunto era sempre fornito dai bambini stessi, con i loro problemi o le loro domande, a cui Rodari cercava di dare una risposta scatenando l’immaginazione.
Rodari propone una visione dell’infanzia nuova e differente dal passato: tramite l’immaginario, il bambino e l’adulto abitano un mondo in comune dove parlano la stessa lingua: ai bambini si rivolge con metafore per avvicinarli al modo di ragionare adulto, mentre agli adulti si rivolge inserendoli in un un mondo di cose semplici, sgonfiando personaggi artefatti, l’autorità posticcia e le finzioni messe in scena quotidianamente.
Gli uomini a vento
Giovannino Perdigiorno
viaggiando in bastimento,
capitò nel paese
degli uomini a vento.
La gente a prima vista,
pareva tanto normale:
chi col cappello, chi senza,
e niente di speciale.
Ad un tratto però
il vento si levò:
quel che vide Giovannino
adesso vi dirò.
Vide la gente voltarsi
come per un comando
e correre con il vento
correre, fino a quando
il vento cambiò verso,
soffiò in un’altra direzione
e con lui si voltarono
migliaia di persone.
Soltanto Giovannino
controvento camminava:
ma si accorse che un passante
con sospetto lo guardava.
“Presto, pensò tra sè
fuggi col vento in poppa:
di gente fatta così
ne ho già veduta anche troppa…”
Per questo motivo anche il linguaggio utilizzato da Rodari è interessante, diminutivi o vezzeggiativi sono divertenti ma mai banali; giocare con le parole serve a far ragionare sui significati più profondi della realtà circostante, creando uno spazio di complicità dove intendersi. Alla fine delle sue storie, che si presentano come filastrocche ma non sono mai portatrici di messaggi banali o semplificati, Rodari non esplicita un insegnamento, una morale; quello che lascia è un invito alla riflessione, un punto di vista diverso, un’apertura che permette solo al bambino (o all’adulto) che ha letto attentamente per fare il salto successivo nella comprensione del mondo.
Nell’ottica di una nuova pedagogia Rodari immagina una nuova figura di genitore e di insegnante all’interno di una scuola rinnovata, che sia più attenta alle specificità del bambino, fondando l’associazione di promozione sociale denominata Coordinamento genitori democratici, e assume la direzione del Giornale del genitore.
La grammatica della fantasia
L’importanza del coinvolgimento degli adulti, porta Rodari a pubblicare nel 1973 la “Grammatica della fantasia”, un volume teorico-pratico in cui l’autore cerca di trovare un equilibrio tra il realismo e la fantasia, di dare un metodo e una tecnica all’immaginazione partendo da una citazione di Novalis “Se avessimo una fantastica, oltre alla logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”.
Quello che traspare è il profondo studio che sta dietro filastrocche apparentemente semplici, e i metodi che Rodari applica nell’ampio corpus delle sue produzioni. Guardando al surrealismo, si rifà a Breton e a De Chirico: attraverso la tecnica dello straniamento e dello spaesamento scrive avvicinando due sostantivi casuali, il “binomio fantastico”, e da questi crea una storia solo all’apparenza non ancorata alla realtà.
Nei suoi incontri dal vivo molto spesso sono gli allievi stessi che alla lavagna scelgono le parole da cui iniziare a ragionare, proprio perché il gancio con la realtà, con il concreto è sempre ben saldo; il punto di partenza è il realismo dei loro problemi, dei loro desideri, delle loro domande per approdare poi alla letteratura fantastica. Rodari capisce l’importanza delle paure, delle opinioni e delle domande dei bambini e questa sua attenzione vuole validare la loro visione senza del mondo senza sminuirla.
Il pensiero costante che caratterizza i lavori di Rodari è quello di non essere un adulto che parla ad un bambino, ma una persona che comunica con un’altra persona, uscendo dalle categorie e trovando una zona comune dove capire la realtà e provare a dare un senso alle cose. Altre costanti dell’invenzione riportate all’interno di questo manuale sono il prefisso arbitrario, che viene aggiunto a qualsiasi parola stravolgendone il significato, o l’errore creativo, dove da un errore di scrittura Rodari traeva l’incipit per una nuova storia.
Le frequentazioni letterarie dello scrittore, diventano suggestioni e riferimenti per la creazione di nuovi mondi, e l’intendo di Rodari in questo testo è quello di dare una struttura all’immaginazione e alla fantasia così da poter insegnare ad inventare, facendo svanire l’idea romantica secondo di possederle come facoltà innate, impossibili da apprendere o allenare se non predisposti.
La freccia azzurra
Altro esempio della capacità di Rodari di partire dalla narrativa realistica per poi sviluppare l’elemento fantastico è il romanzo “La freccia azzurra”, dove la befana, per poter consegnare i regali, deve mantenere una contabilità molto rigida. In questo libro, è possibile cogliere la grandissima attenzione che Rodari ha per la modernità e la cronaca: all’interno del racconto c’è un riferimento alla prima donna nello spazio, Valentina Tereshkova, che nel 1963 viene lanciata per una missione della durata di tre giorni; non ha più senso dividere i giochi per i maschi dai giochi per le femmine, se ora anche le donne possono fare tutto ciò che si pensava fosse maschile!
Toccando questo tema, fornisce una rappresentazione delle bambine (e, di conseguenza, delle donne) fuori dagli stereotipi, che mette in luce la lungimiranza e l’attenzione per la contemporaneità. Altro tema delicato che riesce a toccare in modo leggero e adatto a tutti, nonostante la difficoltà, è quello dell’emigrazione. Attraverso le sue poesie, riesce a tradurre un cambiamento difficile che interessava la vita di molti in qualcosa di magico, senza però nasconderne la drammaticità. Il bambino ha la capacità di leggere i fatti del mondo e della vita, motivo per cui è inutile nascondere le difficoltà o le brutture; quello che Rodari cerca di fornire è un mezzo di interpretazione adatto alla giovane età. Le immagini, i temi e il linguaggio, sono quelli del mondo moderno.
La sua eredità
L’eredità che Gianni Rodari ci lascia, oltre il vasto corpus di testi, è molto ricca. Il suo lascito ha cambiato la visione e l’approccio al bambino, che non è una tela bianca a cui insegnare in modo pragmatico ciò che deve imparare. Rodari è contrario alla scuola “inflitta”, e cerca di portare un messaggio diverso: le conoscenze e le capacità dei bambini vanno costruite partendo dal presupposto che al centro ci sia un individuo con bisogni, storie e abilità particolari. La necessità di adattare il percorso al bambino, e non viceversa, rende l’attività di genitore e insegnante molto più difficile, ma anche più efficace. Un esempio simile è il Reggio Emilia Approach, un approccio pedagogico che si basa non su una metodologia predefinita, ma dove vengono posti degli obiettivi finali e il percorso viene costruito sul singolo bambino. Quel che il bambino apprende è il risultato delle sue capacità, delle sue esperienze e delle risorse che gli vengono fornite.
Ad Omegna, sua città natale, è stata costruito Il Parco della Fantasia “Gianni Rodari” , per commemorarlo attraverso un’esperienza da vivere: nato per promuovere e divulgare il suo pensiero, è dislocato sul territorio con diverse strutture. Una ludoteca con anfiteatro all’aperto e laboratori per bambini e famiglie, un museo didattico e un auditorium; la struttura è poi collegata al lago d’Orta grazie ad un percorso pedonale. Quello che offre questo parco è quindi un’esperienza variegata di divertimento e formazione, sia per le famiglie che per le scuole (possono infatti essere organizzate delle gite per le classi elementari). In particolare quest’anno si sarebbero dovute tenere diverse iniziative all’interno del parco per celebrare il centenario, ma sono state rimandate o modificate a causa della situazione sanitaria e riorganizzate per un futuro “ricentenario”, in data ancora da definirsi. Anche il Lucca Games (quest’anno diventato Lucca Changes, in una nuova versione completamente digitale, nel rispetto della normativa anti-covid) avrebbe voluto omaggiare questa ricorrenza dedicando a Villa Bottini una mostra sull’autore, dove esporre illustrazioni inedite e un programma variegato di attività.
Ma l’eredità intellettuale di Rodari è stata raccolta anche da autori delle successive generazioni. In Italia, in particolare, Roberto Piumini è stato più volte premiato per la sua produzione letteraria per bambini e ragazzi; il suo primo romanzo pubblicato, Il giovane che entrava nel palazzo, vince nel 1979 il Premio Letteratura per Ragazzi “Fondazione Cassa di Risparmio Cento”, la cui giuria era presieduta dallo stesso Gianni Rodari. Piumini, oltre alla vastissima produzione di prosa, poesia, filastrocche, romanzi e testi di canzoni, ha collaborato all’ideazione del L’Albero Azzurro, programma televisivo Rai in onda dal 1990 per cui ha scritto i testi narrativi e musicali. In seguito, ha collaborato nella produzione e conduzione dei programmi Rai radiofonici Radicchio e Il Mattino di Zucchero. Dal suo racconto Il cuoco prigioniero, nel 2003 è stato tratto il film d’animazione Totò sapore e la magica storia della pizza, realizzato dallo studio italiano Lanterna Magica.
Per ricordare il grande scrittore, sono state pensate iniziative compatibili con il periodo complicato che stiamo attraversando come il progetto di Con i Bambini, che ha permesso di scaricare la copertina dell’album “Rifilastrocche in cielo e in terra” per colorarla e condividerla poi in una sorta di mostra virtuale, dopo aver ascoltato le canzoni ispirate ai testi di Rodari create da diversi artisti che hanno aderito al progetto.
Gianni Rodari muore a Roma 10 anni dopo, il 10 aprile 1980 durante un intervento chirurgico.
Non ci è dato sapere quali sarebbero stati i suoi pensieri riguardo al vissuto dei ragazzi durante la pandemia attuale e se questa sarebbe diventata una grande metafora dell’oppressione che talvolta siamo costretti a subire. C’è da sperare, ma questo tocca solo a noi, che questo momento di difficoltà possa generare un nuovo slancio futuro, dove la riacquistata libertà si mostrerà con tutti i suoi colori e tutta la creatività di cui saremo capaci.
