L’Intelligenza artificiale nella nostra casa

Home / Blog / Edu / L’Intelligenza artificiale nella nostra casa24 Febbraio 2021L’Intelligenza artificiale nella nostra casa

L’intelligenza artificiale (AI) è una tecnologia informatica che rivoluziona drasticamente l’interazione tra uomo e macchina, ma anche tra macchina e macchina. Si tratta di un insieme di algoritmi che, attraverso la ripetizione di azioni, possono apprendere dai propri errori e migliorare continuamente lo svolgimento delle suddette azioni per raggiungere un obiettivo. Un’automazione di comportamenti intelligenti, che imitano il processo di apprendimento umano.

Marco Somalvico, laureato in ingegneria elettronica e professore del Politecnico di Milano, fu pioniere in ambito AI, definendola così:  “L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.”

La ricerca nell’ambito AI apre grandi possibilità per la società, grazie alla sempre crescente diffusione di applicazioni concrete in ambito pubblico e privato, ma apre la strada anche ad una nuova complessità, data da un’accelerazione della trasformazione tecnologica e dai risvolti etico-sociali non completamente prevedibili . L’Unione Europea affronta le nuove sfide adottando un approccio di cooperazione tra gli stati: 25 paesi membri hanno firmato nel 2018 una dichiarazione congiunta che sigilla una collaborazione per implementare sistemi di intelligenza artificiale, grazie anche a finanziamenti pubblici. Al tempo stesso la dichiarazione pone attenzione ai risvolti etici: lo sviluppo della robotica deve essere finalizzato all’integrazione delle capacità delle umane, e non alla loro sostituzione.

Interazione dei bambini con l’intelligenza artificiale

Quando si parla di AI, l’immaginario comune ci porta a pensare all’interazione dell’uomo con software intelligenti embodied (i robot, per esempio). In realtà, questo scenario è ancora abbastanza lontano e nella nostra quotidianità ci troviamo a contatto perlopiù con disembodied AI, e quindi immateriale: smart speaker, smartphone, tablet, ma anche gli algoritmi di Youtube e di piattaforme on demand che sono presenti in modo sempre più pervasivo nelle nostre case.

Anche i bambini, quindi, sono sempre più frequentemente a contatto con sistemi di AI: DataChildFutures – progetto finanziato dalla Fondazione Capriolo nel 2019 che studierà la datizzazione della vita quotidiana delle famiglie italiane per i 3 anni successivi – mostra che la totalità delle famiglie intervistate possiede uno smartphone, l’84% un tablet e più del 70% è iscritta ad una piattaforma on demand.  La diffusione di smart speaker, che ora possiede solo la metà delle famiglie partecipanti, è un dato in costante crescita.

L’aspetto più interessante della ricerca fa riferimento alla connettività dei dispositivi domestici: mediando azioni quotidiane vengono integrati nella routine delle famiglie portandole a modificare interazioni, pratiche di gioco e significati.

Esempio esplicativo è proprio quello degli smart speaker, attraverso i quali vengono svolte diverse attività come ascoltare musica, annotare promemoria o controllare altri apparecchi. In particolare, il 43% dei possessori li usa per raccontare le fiabe della buonanotte ai propri figli, inserendoli quotidianamente nelle loro vite per il compimento di pratiche genitoriali.

Questi sono esempi pratici del processo di addomesticamento dei dispositivi connessi ad internet: una famiglia reinterpreta l’uso di un medium e lo adatta alle proprie abitudini. Contemporaneamente il medium, inserito in un contesto domestico, cambia alcuni comportamenti appartenenti alla sfera privata. Attraverso un processo di continua negoziazione, gli smart speaker si inseriscono nel tessuto familiare fino ad essere dati per scontati.

Il processo non avviene in modo lineare: la reazione all’inserimento dei dispositivi nell’ambiente e nella routine privata può variare da famiglia a famiglia. Ciò significa che non sempre l’addomesticamento va a buon fine; i dispositivi possono essere integrati in modo parziale o persino rifiutati del tutto. Per i giovanissimi è importante il ruolo che i genitori assumono durante l’interazione con sistemi di AI, in quanto il tipo di esperienza può essere mediata dalla presenza dell’adulto, che gestisce i limiti temporali, oppure completamente autonoma. Di conseguenza anche la fase di conversione, di rinegoziazione dei significati e quindi di addomesticamento può portare a differenti risultati.

Questa presenza dilagante (ma soprattutto invisibile) dei sistemi AI nella vita quotidiana dei bambini solleva alcune criticità sia per quanto riguarda le conseguenze sociali della datizzazione, sia dal punto di vista delle conseguenze psicologiche e cognitive. Per questa ragione è fondamentale educare i ragazzi fin da giovani agli impatti dell’innovazione digitale sulla persona e sulla società, per renderli user informati e cittadini più consapevoli.

 Finlandia: il progetto 1%

Introdurre l’insegnamento del pensiero computazionale stimola il problem solving e lo sviluppo di un pensiero critico; se attuato durante gli anni di scuola media, potrebbe fornire ai ragazzi i mezzi per governare il rapporto con la tecnologia e il monitoraggio dei comportamenti che mette in atto. In questo modo però, si può garantire loro anche il diritto a sfruttare le nuove tecnologie per l’apprendimento, il gioco e l’espressione della propria creatività e la costruzione di relazioni grazie alla consapevolezza acquisita.

La Finlandia costituisce, in questo caso, un esempio virtuoso. Nel 2017 il governo ha lanciato il “progetto 1 per cento”, guidato dallo scienziato informatico Teemu Roos, che si pone l’obiettivo di introdurre 55.000 cittadini volontari (1% della popolazione finlandese) alle conoscenze di base e all’applicazione dell’intelligenza artificiale.  Un programma che non cerca di preparare figure esperte di innovazione tecnologica, ma di fornire nuove opportunità di applicazione dell’AI fornendo le conoscenze a professionisti di altri settori; una possibilità per la Finlandia di diventare un’eccellenza in tema di applicazione AI. Quest’idea nasce dalla consapevolezza che per il paese sarà impossibile diventare leader mondiale nell’ambito, trovandosi a competere con grandi potenze economiche come Stati Uniti e Cina, le quali possiedono risorse ben maggiori. Quello che però può fare la differenza, è la capacità di applicare le nuove tecnologie nel miglior modo possibile.

“Non avremo mai così tanti soldi per poter essere i leader mondiali dell’intelligenza artificiale – ha dichiarato il ministro dell’Economia, Mika Lintilä – Ma come la useremo farà la differenza”

Parte di questo progetto è un programma pilota dedicato ai bambini dai 9 ai 14 anni, ideato per insegnare come vengono sviluppati gli algoritmi e come questi abbiano effetti sulla vita delle persone. Il corso dedicato ai ragazzi, sviluppato dal MIT Media Lab, fa parte di un intervento più ampio finalizzato all’introduzione di questi concetti all’interno del curriculum scolastico.

Proprio il Mit sostiene che gli aspetti positivi legati alla conoscenza di questi argomenti fin da piccoli sono molteplici. Oltre all’apprendimento delle attività computazionali,sensibilizzare i ragazzi ai rischi etici che lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale può portare, li renderebbe in futuro adulti più informati e quindi consapevoli al momento di prendere scelte riguardo all’impiego della tecnologia. Non per ultimo, avvicinare i preadolescenti nella fase di formazione dell’identità all’AI, potrebbe essere molto d’aiuto anche per colmare il gender gap, fortemente presente nell’ambito STEM, stimolando le ragazze a seguire percorsi di studio che sono tutt’ora prerogativa della componente maschile. Inserire nei programmi didattici queste materie, sarebbe un grande punto di partenza per colmare il divario di genere.

 

Per approfondire:

 



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