L’Open Access ha cambiato il modo di fare ricerca

Home / Blog / Design / L’Open Access ha cambiato il modo di fare ricerca25 Settembre 2020L’Open Access ha cambiato il modo di fare ricerca

Open Access come processo e come movimento

Il concetto di Open Access si è fatto strada negli ultimi anni, parallelamente al diffondersi delle licenze Creative Commons applicabili ai beni digitali infinitamente riproducibili e modificabili.

Per Open Access ha una connotazione specifica, ovvero indica la pratica di condividere letteratura scientifica o contenuti istituzionali peer-reviewed in maniera accessibile a chiunque online.

La storia del movimento Open Access comincia nei primi anni 2000 all’interno dell’ambiente accademico, con l’obiettivo di sfruttare la potenzialità della condivisione dei contenuti offerta dagli strumenti digitali e dare vita a nuovi metodi di creazione del sapere scientifico. Le milestone dell’affermazione dell’Open Access possono essere rintracciate nella Dichiarazione di Budapest per l’Open Access (2002), la Dichiarazione di Bethesda per l’editoria Open Access (2003) e la Dichiarazione di Berlino per l’Open Access alla letteratura scientifica (2003).

La Dichiarazione di Berlino, più delle altre, ha riassunto in sé i principi fondanti del movimento e di fatto è diventata il punto di riferimento per il suo sviluppo. Per comprendere il tono del progetto e la l’impegno dei sottoscriventi è interessante citarne uno stralcio. “La nostra missione di disseminazione della conoscenza è incompleta se l’informazione non è resa largamente e prontamente disponibile alla società. Occorre sostenere nuove possibilità di disseminazione della conoscenza, non solo attraverso le modalità tradizionali ma anche e sempre di più attraverso il paradigma dell’accesso aperto via Internet [per garantire a] tutti gli utilizzatori il diritto di accesso gratuito, irrevocabile e universale”.

Conseguenze nella ricerca scientifica

Una delle maggiori novità introdotte dall’Open Access è l’abbattimento dei costi  per fare ricerca a livello scientifico. Infatti il processo di creazione di conoscenza si basa anche sulla ricognizione dei maggiori studi scientifici del settore (oltre che sul lavoro sul campo), ma se gli studi scientifici sono protetti da un pay-wall, l’accesso sarà consentito solo a chi ha una discreta disponibilità economica o chi fa parte di determinate istituzioni (di ricerca, pubbliche). In definitiva, la politica dell’Open Access punta a permette a chiunque di fare ricerca e di entrare in contatto con gli studi più avanzati nelle varie discipline.

Per avere un’idea della mole degli articoli e della diversità degli argomenti si può consultare la Directory of Open Access Journals (DOAJ). Questo strumento risulta molto utile anche se si volesse contribuire con la condivisione di materiale, offrendo la possibilità di esplorare tutte le riviste Open Access per argomenti e in base alla qualità della pubblicazione, permettendo così di trovare il giusto posizionamento per il proprio articolo. È giusto precisare, però, che alcune riviste Open Access per poter coprire i costi di pubblicazione richiedono agli autori un contributo economico. In particolare, questa situazione si verifica in particolare con quelle riviste che non sono finanziate da enti privati o istituzionali.

Open Science

A seguito della diffusione del movimento dell’Open Access si è sviluppato anche quello della Open Science (Scienza Aperta). L’obiettivo è quello di rendere pubbliche tutte le fasi della ricerca scientifica e rendere percorribili nuove strade per ricerche inedite basate sulle medesime premesse (un po’ come accade nei fork nello sviluppo dei software, che permettono ai programmatori di dedicarsi ad uno sviluppo alternativo partendo da un algoritmo comune).

Tradizionalmente, gli studi vengono pubblicati alla loro conclusione e vengono messi in risalto i risultati finali. Questa nuova prassi, invece, invita i ricercatori a condividere i dati impiegati, le metodologie, la compilazione delle analisi durante tutto il processo assicurando una partecipazione costante della comunità scientifica, durante tutto il percorso. Così facendo la ricerca diventa non solo aperta ma anche collaborativa e a beneficiarne è la conoscenza di tutti.

Per quanto riguarda la gestione dei dati sui quali si basa la ricerca, questi devono sottostare a precise indicazioni. Devono rispondere all’etichetta FAIR: Findable, Accessible, Interoperable e Reusable. In altri termini, i dati non devono solo essere aperti, ma devono permettere il loro facile reperimento, il loro interscambio tra sistemi differenti e la possibilità di essere ricombinati.

tassonomia della Open Science

fonte: fosteropenscience.eu

Anche l’Unione Europea si sta impegnando su questo fronte con la realizzazione della European Open Science Cloud (EOSC). Questo enorme repository in cloud, pienamente e liberamente fruibile online, permette di migliorare la circolazione delle idee e della conoscenza fornendo una infrastruttura condivisa in tutta l’Unione, arrivando a mettere in comunicazione tra loro 1.7 milioni di ricercatori.

In sostanza, l’operato di EOSC si può riassumere con le loro stesse parole: “It aims to accelerate the deployment and consolidation of an open, trusted, virtual, federated environment in Europe to store, share and re-use research data across borders and scientific disciplines and provide access to rich array of related services”.

Pro e contro di Open Access

Per avere un’idea più semplificata proponiamo questo elenco di aspetti positivi e negativi dell’Open Access.

Tra i pro:

  • Più persone possono leggere i risultati delle ricerche accademiche, anche quelli che tradizionalmente non vi avrebbero avuto accesso.
  • Nuove idee possono circolare più rapidamente, dando potenzialmente origine a nuovi studi e a dibattiti maggiormente allargati.
  • Maggior numero di citazioni dei singoli articoli poiché la pubblicazione è fruibile globalmente.
  • Le aziende possono entrare in contatto con le ultime novità dei vari settori.

Tra i contro, legati soprattutto al passaggio di modello da non-Open Access a Open Access:

  • In alcune discipline è fondamentale pubblicare su giornali con impact factor, ma ci vuole del tempo affinché nuovi giornali lo possano raggiungere.
  • Alcune discipline hanno poche pubblicazioni di alta qualità Open Access nel loro ambito di riferimento.
  • Pubblicare in modalità Open Access a volte comporta un lavoro addizionale di gestione dei contributi che non si verifica con la pubblicazione tradizionale.
  • A volte accade che i ricercatori debbano pagare somme per pubblicare gli articoli Open Access, scoraggiando molto il movimento.
  • Possono emergere problemi legati alla qualità degli articoli e delle riviste.

La situazione italiana

In Italia ci sono ancora forti pregiudizi riguardo la pratica dell’Open Access e ancor di più per la Open Science. Tra i vari: bassa qualità dei contenuti e costi della pubblicazione open Access.

Il problema principale è rappresentato dalla visione del MIUR, il maggiore finanziatore della ricerca scientifica, il quale non sembra ancora essersi avvicinato alla questione, né dal punto di vista legislativo, né da quello economico.

Qualche passo avanti invece è stato fatto dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), i cui membri si stanno impegnando nel digitalizzare e rendere pubbliche le risorse e i dati dei Atenei, implementando l’Open Access .

 

Per approfondire:

 

cover image credit: The Met (Object 9201 // Accession: 13.179.42)



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