
Home / Blog / Design / 15 Gennaio 2021La generazione Z e Covid: teoria generazionale
Si parla spesso degli effetti disastrosi della pandemia sulla vita delle persone, di come siano cambiati molti aspetti della vita quotidiana, dal lavoro ai rapporti sociali, facendo però riferimento ad una massa unica di cittadini, senza troppe distinzioni. In questa occasione si vuole, invece, trattare l’argomento restringendo il campo di indagine e guardando nello specifico alla generazione dei giovani, spesso dimenticata. Come si vedrà in seguito, la generazione dei giovani, che si definirà come Generazione Z, sta formando la propria coscienza storica e sociale durante e attraverso la crisi pandemica. Per questa sua specificità merita un’attenzione particolare.
Teoria delle generazioni
Per analizzare gli eventi del 2020 attraverso le specifiche generazionali, bisogna fare necessariamente riferimento a Neil Howe e William Strauss, i maggiori teorici della “teoria generazionale”. Questa teoria si occupa di studiare la storia attraverso l’avvicendarsi delle generazioni in cicli ricorrenti. Secondo Howe e Strauss, ogni 20-25 anni si succede una generazione diversa, le cui caratteristiche possono essere individuate attraverso il ricorso ad archetipi. Ogni generazione ha delle sue peculiarità specifiche, legate strettamente al contesto storico, ma possiede anche delle caratteristiche in comune con i cicli di generazione precedenti (e successivi).
In un’intervista sul numero cartaceo di Wired, Inverno 2020-2021, che è stato anche lo spunto per questo articolo, Howe, descrivendo il proprio lavoro afferma: “Quando abbiamo iniziato a studiare le generazioni nessuno ne parlava. Volevamo raccontare la storia americana in modo diverso: come biografia generazionale. Le generazioni hanno fasi diverse, dall’infanzia alla maturità, fino alla pienezza e poi al declino della vecchiaia, e per buona parte del tempo si sovrappongono. Però la storia ne considera solo una per volta, ovvero quella che è nel pieno della maturità. E tiene in mano le leve del comando: oggi la Gen X, ieri i baby boomer, domani i Millennial. Ma in realtà queste tre sono ancora in circolazione, e ci sono anche i figli della crisi (Generazione Z) che stanno crescendo adesso.”
Cos’è una generazione
Per circoscrivere il concetto di generazione, Howe e Strauss sono partiti dalle idee di Mannheim, sociologo ungherese, pietra miliare per la “sociologia delle generazioni” e per gli studi demografici. Mannheim definisce “generazione” non un “gruppo costituito da uno scopo, che [ha] come caratteristica l’atto cosciente di fondazione”, piuttosto un gruppo che presenta alcune determinazioni tipiche della condizione di classe. Essendo collocati all’interno di una struttura sociale “i membri di una generazione […] partecipano in modo parallelo alla stessa fase del processo collettivo. […] Non il fatto di essere nati nello stesso momento cronologico, di essere divenuti giovani, adulti, vecchi contemporaneamente, costituisce la collocazione nello spazio sociale, ma la sola possibilità che ne deriva di partecipare agli stessi avvenimenti, contenuti di vita, ecc. e ancora di più di fare ciò partendo dalla medesima forma di conoscenza stratificata.” (Sociologia della conoscenza 1952, 346-47). In sostanza, una generazione è definita attraverso la partecipazione ad eventi storici non trascurabili vissuti soprattutto nella propria giovinezza in modo da formare una coscienza comune e analizzati attraverso una conoscenza, al limite un ethos, simile. Guardando da questa prospettiva alle nuove generazioni odierne, si comprende come queste si strutturino proprio grazie all’esperienza non trascurabile del Covid.
Dai boomer alla Gen Z
Da questa definizione di generazione, Howe e Williams hanno assegnato un nome e alcune specifiche a tutte le generazione che si sono succedute negli ultimi 1500 anni. I più famosi sono i baby boomer, nati subito dopo il boom economico tra 1945-65, e i Millennial, nati tra il 1985 e 1996, secondo il più recente studio del Pew Research Center, e la Generazione Z, i nati tra il 1997 e il 2010. Ovviamente non esiste un confine preciso tra le generazioni, queste sono solo indicazioni temporali, utili per mettere in luce un cambiamento a livello sociale e macroscopico, non a livello individuale e microscopico. Gli intervalli di anni riscontrati non solo da considerarsi alla stregua di “fuso orari generazionali” per cui, allo scadere dell’anno della generazione, cambia automaticamente la coscienza comune o la “conoscenza stratificata”, secondo la nomenclatura di Howe.
La teoria generazionale, che in senso dispregiativo è stata considerata una “astrologia delle generazioni”, può essere uno strumento interessante anche per esplorare le diverse conseguenze della crisi sanitaria. Infatti, come confermano vari studi in campo economico, che poco hanno a che fare la teoria di Howe e Strauss, la Generazione Z si presenta attraverso delle caratteristiche particolari (sostenibilità, resilienza, senso di comunità), ma anche in una posizione economica estremamente svantaggiata. In un articolo della prossima settimana, quindi, si analizzerà la situazione in campo economico e sociale, cercando di fornire una visione unitaria sulle prospettive delle generazioni del futuro.
Per approfondire:
- Freedom Lab > Gen Z in the Fourth Turning
- British Science Association > The forgotten generation: the impacts of Covid-19 on young people
- Storia e futuro > Mannheim e la teoria delle generazioni
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