Fotografare la natura

Home / Blog / Work / Fotografare la natura3 Dicembre 2020Fotografare la natura

“La natura mi ha sempre incuriosito, già da bambino. Facevo lunghe passeggiate nei campi e nei boschi della mia zona, a sud di Bruxelles. A 12 anni, con un mio amico, ho iniziato ad avventurarmi per boschi con la bici per osservare i conigli, gli uccelli, le volpi e i cervi. Poi, nel 2007, sono capitato a un festival di fotografia naturalistica a Namur; proiettavano un film sulla vita segreta dei fotografi naturalisti. In quel momento ho capito. Ho speso tutti i miei risparmi per comprarmi un vecchio teleobiettivo e non mi sono più guardato indietro”. In un’intervista rilasciata a febbraio a Vice, si racconta Michel D’Oultremont, premiato come fotografo naturalista dell’anno nel 2018. Uno dei fotografi naturalisti più famosi attualmente esprime tutta la passione che caratterizza la sua professione, una delle più affascinanti che possano esserci.

La fotografia naturalistica è un genere fotografico che ha come oggetto principale la natura in tutte le sue forme.  Essa comprende soggetti astronomici, nei limiti di ciò che è possibile catturare dal suolo terrestre, paesaggistici, di flora e fauna O subacquei, tutto immerso nel proprio contesto. L’attività della fotografia naturalistica, però, sottende molto più di quanto la definizione non voglia lasciare intendere. Catturare l’immagine di un insetto, di un uccello in volo o di un animale selvatico pericoloso è davvero difficile e necessita di una preparazione veramente approfondita, sia sotto il profilo della conoscenza del territorio in cui si trova il soggetto da fotografare, sia dal punto di vista tecnico, in quanto sia essenziale un’attrezzatura che abbia le caratteristiche giuste per questo tipo di fotografia.

Ecco perché la figura del fotografo naturalista è tra le incredibili da scoprire, specialmente quando si tratta di dover fotografare alcuni animali più pericolosi. Soprattutto i professionisti, nella maggior parte dei casi di vivono letteralmente nella natura, si fondono con essa, diventano parte dell’habitat naturale, per conoscere meglio il territorio in cui ci si trova e familiarizzano con le abitudini della fauna locale. D’Oultremont ha raccontato anche questi aspetti della sua routine lavorativa: “I viaggi che faccio per scattare foto durano almeno un mese. Se durano di meno, le foto non sono altrettanto belle. Ci vogliono due settimane per cominciare a conoscere davvero bene il territorio. Poi devi imparare le abitudini degli animali, farti un’idea dell’ambiente, pensare a che tipo di immagini vuoi creare. Prima di tutto questo, non vale nemmeno la pena di tirar fuori la macchina fotografica. Un mese in totale solitudine può sembrare davvero lunghissimo, specialmente se non fai neanche una foto”. Se la pazienza è già da sola una qualità importante, per il fotografo naturalista lo è ancora di più: nella sua vita praticamente ascetica, sa che per poter fare lo scatto giusto potrebbero passare anche dei giorni. Trascorre il suo tempo ad attendere nella giusta posizione che il soggetto della foto passi e si faccia “catturare” dalla macchina, oppure che il sole raggiunga punto particolare, tale da dare un colore unico al paesaggio che il fotografo sta per immortalare. Vive in luoghi mimetizzati, di solito veloci da preparare, come magari una piccola tenda.

Dietro la professione del fotografo naturalista è presente anche un codice etico, riconducibile allo spirito con cui si fotografa la natura, vivendo in armonia con essa. Il rispetto per la natura viene prima di tutto, a tal punto che il fotografo deve assolutamente evitare di cercare un particolare scatto se questo comporta una contaminazione dell’habitat in cui si trova. Disturbare gli animali e rovinare la flora del territorio sono azioni che vanno in contrasto con il sentimento che dovrebbe accompagnare questa professione, che si trasforma così, in qualche modo, in una missione, quella di sensibilizzare gli altri sull’importanza del rispetto per l’ambiente. Un messaggio così importante non deve essere veicolato per forza da foto articolate o di difficile realizzazione, ma deve essere alla portata di chiunque: ognuno di noi può essere “sentinella” sul proprio territorio e arricchire il patrimonio di documentazione fotografica delle specie animali e vegetali o dei fenomeni naturali che riguardano l’ambiente più prossimo. A sostegno di questa missione, appare utile raccontare l’esperienza di Carlton Ward, fotografo naturalista per National Geographic, la cui passione per la natura è nata dall’osservazione del paesaggio della Florida. Il suo più grande obiettivo, infatti, è ispirare l’apprezzamento e la protezione della natura e della cultura originarie della Florida. La natura selvaggia in via di estinzione che Ward ama fotografare e diffondere con il suo lavoro ha davvero bisogno della massima attenzione per essere salvata. Con le sue immagini, Ward cerca costantemente di instillare negli altri lo stesso amore che ha lui per la sua terra, mostrandone ogni gradazione di colore, forma e armonia. Per salvare la natura bisogna innamorarsene ed è con questa missione che Ward ogni giorno regala al mondo immagini di rara suggestività.

LA STRUMENTAZIONE

L’attrezzatura di un fotografo naturalista, innanzitutto, deve riuscire a far risaltare il soggetto in condizioni di luminosità naturale e deve anche essere semplice da trasportare. Se è vero che per fotografare paesaggi e animali possono servire settimane di viaggio e accampamenti in luoghi in cui non è semplice vivere, un’attrezzatura troppo ingombrante sarebbe una zavorra, non una risorsa.

Il primo passo è, chiaramente, una una buona fotocamera. Esistono diverse tipologie di fotocamere, distinte in base a numerose caratteristiche. Tra le principali riconosciamo:

  • quantità di obiettivi che possono utilizzare. L’obiettivo è la parte della fotocamera che convoglia le informazioni raccolte e le trasforma in immagini. I diversi obiettivi utilizzabili si distinguono per apertura massima del diaframma, lunghezza focale minima e massima e angolo di campo;
  • dimensione del sensore. Il sensore è il dispositivo che raccoglie le informazioni dell’immagine, come luminosità, colore e intensità. La sua grandezza si misura in pollici e può essere Full Frame di 24×36 mm, ma anche di tipo APS (Advanced Photo System) con i corrispettivi digitali APS-C (24×16 mm) e APS-H (27×18 mm). Sensori diffusi con dimensioni inferiori sono il 17.3×13 mm e il 13,2×8.8 mm;
  • massimo numero di ISO che raggiungono. Il valore ISO in fotografia indica la sensibilità del sensore e dal suo numero dipende la quantità di luce che il sensore è in grado di catturare;
  • durata della batteria. Il fotografo naturalista non vive in condizioni propriamente comode e deve essere pronto ad ogni ostacolo. Rimanere uno o più giorni interi con la fotocamera accesa e in posizione, in attesa che un animale particolarmente timido esca allo scoperto per essere fotografato, necessita di una lunga resistenza in termini di batteria. I modelli più economici delle fotocamere spesso sono carenti in questo ed è bene dotarsi del cosiddetto battery grip, che consente di usare due batterie contemporaneamente, e di numerose batterie supplementari;
  • corpo macchina, ovvero la qualità del pezzo principale del prodotto;
  • prezzo.

Proprio per una questione di spazio e di ingombro, aspetto essenziale quando si lavora in natura, una fotocamera compatta è uno strumento molto utile. Erroneamente vista come un accessorio adatto solo ai dilettanti, può venire in aiuto anche al più esperto fotografo professionista. La dimensione ridotta permette un’estrema facilità di trasporto e fa sì che si possa infilare in tasca e tenerla sempre in mano pronta all’uso. In più, i modelli migliori dispongono di un’altissima rapidità di scatto (intesa come tempo intercorso tra la pressione sul pulsante e lo scatto), fondamentale in un contesto naturale, nel quale i soggetti possono anche essere a portata di scatto solo per qualche secondo.

Il fotografo naturalista deve anche essere sicuro di poter salvare il contenuto degli scatti. Deve portare con sé più memory card, così da non perdere mai niente del proprio lavoro. Esse si distinguono, innanzitutto, per base la compatibilità con le diverse fotocamere, per il formato (ad esempio Compact Flash e Secure Digital) e altre caratteristiche tecniche come velocità di scrittura e lettura, resistenza agli urti e alle condizioni esterne, compattezza (spazio occupato). Tra gli accessori imprescindibili del fotografo, non solo quello naturalista, troviamo anche il treppiedi, altrimenti conosciuto anche come cavalletto, che risulta essenziale per gestire meglio la composizione e la posizione. I treppiedi si differenziano tra loro per la testa che montano (le più utilizzate per fare foto naturalistiche sono quelle a sfera, a tre movimenti e a bilanciere), materiale con cui vengono realizzati, altezza che consentono di raggiungere e peso.

Per modificare la luminosità e, di conseguenza, i colori acquisiti con lo scatto, il fotografo può decidere di applicare dei filtri alla macchina (anche se cresce sempre di più il lavoro di post produzione fatto al computer). Esistono diversi tipi di filtri e i più utilizzati dai fotografi naturalisti sono:

  • filtro UV: serve a bloccare il passaggio di raggi ultravoletti e non permettere loro di raggiungere il sensore. Tale filtro, però, viene gradualmente utilizzato meno, poichè le nuove fotocamere vengono già in fase di costruzione trattate in modo da difendersi dai raggi UV;
  • il filtro polarizzatore: il suo scopo è polarizzare una parte della luce solare, cioè di eliminare alcune frequenze dello spettro visibile. Questo ha l’effetto evidente di eliminare o ridurre i riflessi dalle superfici non metalliche come gli specchi d’acqua. E’ essenziale per la fotografia paesaggistica e può rendere il cielo più saturo, aumentare il contrasto con le nuvole bianche, migliorare i colori delle foglie;
  • il filtro ND (Neutral density): è un filtro di colore grigio che riduce l’intensità della luce in maniera uniforme su tutte le lunghezze d’onda.

Non è indicato per fotografare gli animali, perchè sarebbe di certo una fonte di grande disturbo, ma per altri tipi di scatti il flash è sicuramente un accessorio utile. Tra gli altri equipaggiamenti consigliati per la fotografia naturalistica, troviamo, inoltre, quello di un GPS satellitare con un bottone SOS. Lo stesso Michel D’Oultremont, sempre nell’intervista già citata, dice di possederne uno per avvisare di eventuali pericoli i familiari. Se ci si trova in ambienti più ostili in termini di fauna, poter avvisare qualcuno per chiamare soccorsi è di vitale importanza.

ATTIVITÀ’ E GUADAGNI

Costruirsi un buon guadagno come fotografo naturalista professionista non è semplice. Se è vero che a volte bisogna passare tanto tempo in un determinato luogo per ottenere i giusti scatti, questo significa che per un certo periodo si è improduttivi dal punto di vista dei guadagni. Se l’obiettivo è vendere le foto, è sufficiente pensare che i media tradizionali non dedicano un budget elevato per il supporto fotografico per capire quanto questa unica strada non sia soddisfacente. Spesso, infatti, i giornali non inseriscono neanche la didascalia con l’autore della foto. Viene da sé che bisogna trovare dei metodi alternativi per rendere ancora più appetibile il proprio lavoro.

Sicuramente, il punto di partenza sono i social network. Instagram su tutti, Pinterest, ma anche Facebook, possono essere delle ottime vetrine per il lavoro del fotografo naturalista. In un’altra intervista, la fotografa professionista Marina Cano ha dichiarato a Canon: “Facebook e Instagram sono stati fondamentali per lo sviluppo della mia carriera. Per questo incoraggio sempre le persone ad essere presenti, a condividere il proprio lavoro e dedicare del tempo a commenti e risposte agli utenti. In più, sono piattaforme fantastiche per vedere il lavoro degli altri colleghi fotografi e imparare da ciò che fanno”. I social media possono dare visibilità non solo alle raccolte di foto, ma anche alle attività collaterali dei fotografi. Molti di essi organizzano workshop a pagamento sulle tecniche con cui si può sviluppare il proprio lavoro (luci, colori, ecc.), permettendo così ad aspiranti colleghi, amatori o professionisti, di poter imparare dalle esperienze altrui.

PER APPROFONDIRE

 

cover image credit: Smithsonian (Accession number: 1976-103-82)



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